Dalla Valnerina all’Amerino.
Nei luoghi dell’ora et labora, dove cielo e terra si toccano.
Da Norcia a Cascia il cammino riprende in un’atmosfera di profonda spiritualità che sembra effondersi dalle pietre calpestate un tempo da San Benedetto, Patrono d’Europa, e da Rita, la Santa dei miracoli “impossibili”.
Due straordinarie personalità, piene di fede e di coraggio, le quali hanno lasciato un’indelebile impronta di misticismo su questi luoghi di un verde intenso e misterioso. Un misticismo che però convive, con una naturalezza che ha quasi dell’incredibile, con miti e leggende pagane che parlano di sibille, streghe e negromanti, ed anche con la vita altra e materiale di tutti i giorni che, tra le varie attività molte delle quali ruotano intorno all’agricoltura e ai prodotti gastronomici, ha nell’arte della norcineria il suo storico punto fermo.
Del resto, la regola benedettina dell’ora et labora” non è forse la felice sintesi di un modo di essere e di vivere da parte dei suoi abitanti in questa terra di dura fatica, ma anche prodiga di soddisfazioni, riuscendo al tempo stesso a raggiungere l’altezza del cielo e la grandezza dell’infinito? Ma le sorprese non sono finite. E si trovano in posti bellissimi: nei magici Piani di Castelluccio che, con la celebre “fiorita”, presentano uno scenario indimenticabile; a Monteleone di Spoleto dove fu rinvenuto il famoso carro bronzeo di fabbricazione etrusca; lungo la “via della transumanza”, la strada tra Poggiodomo e Scheggino, percorsa dai pastori durante la migrazione stagionale dei greggi. Attrae e sgomenta al tempo stesso l’incontro ravvicinato con le mummie di Ferentillo, decine di corpi naturalmente mummificati nella cripta romanica della chiesa di Santo Stefano.
Finalmente si torna… a riveder le stelle a Terni, la forte città delle acciaierie e la romantica casa di San Valentino, protettore degli innamorati, che si tuffa nella vicina Cascata delle Marmore, la più alta d’Europa e nel lago di Piediluco. L’Umbria non è bagnata dal mare, eppure l’acqua costituisce, insieme alla sua terra contadina, la linfa vitale di questa comunità, oltre che un ingrediente importantissimo del buon mangiare, insieme naturalmente alla farina, il vino e l’olio extravergine dei Colli Amerini dall’inconfondibile gusto amaro e un po’ piccante. Non solo laghi e cascate, ma anche fiumi, torrenti e sorgenti purissime come quelle di San Gemini, hanno sempre donato al paesaggio umbro un ulteriore tocco di bellezza e di prosperità.
Quel paesaggio il quale si anima di siti unici al mondo e resti di città scomparse come Carsulae; ed anche di racconti da brivido come le celebri “Cronache di Narnia” che prendono spunto da segreti, prodigi, stregonerie, magie, suggestioni che avvolgono il territorio di Narni. Prodigio fattosi realtà sono senza dubbio le mura “ciclopiche” di Amelia. Nonché, non lontano da Avigliano Umbro, la foresta fossile di Dunarobba cui si oppone, come per una sorta di legge del contrappasso, la colorata e movimenta vita della flora e della fauna palustre che trovano nell’Oasi di Alviano il loro eccezionale habitat.