colli Assisi Spoleto
Da Assisi a Spoleto. Attraverso le terre del silenzio e della meditazione.
Un frammento di storia che si nutre di leggenda. La storia di un ulivo che sopravvive, come vuole la fede e la tradizione popolare, da oltre 1700 anni in quel di Bovara. Da quando cioè, ancor giovane pianta, vi legarono e torturarono il primo vescovo di Trevi Sant’Emiliano.
Un martirio che sembra aver indissolubilmente legato la città, tramite il Patrono, alla cultura dell’ulivo e dell’olio. Come testimoniano i numerosi frantoi e le circa 200 mila piante che circondano l’”acropoli”, la quale si offre da tempo immemorabile, quasi impudica nella sua bellezza, allo sguardo ammirato del viandante.
Trevi, città dell’olio extravergine per eccellenza, il prestigioso prodotto cui rende onore il Museo della Civiltà dell’Ulivo, ma conosciuto e apprezzato ormai ovunque per le sue straordinarie proprietà organolettiche: un aroma intenso, un sapore amaro e piccante, un colore particolare tra il verde e il giallo.
Un museo per l’olio, dunque, ma anche l’arte contemporanea trova il suo prestigioso spazio a Palazzo Lucarini che ospita mostre periodiche di artisti di livello internazionale.
Dalla terra “guardata a vista” dalla Torre di Matigge, un tempo regno incontrastato di feroci briganti, come il famoso Cinicchia, alle trasparenti acque sorgive delle sacre Fonti del Clitunno, il passo è breve.
Qui vicino, in località Pietrarossa dai cento simbolismi, sarebbe sorta la Trevi antica, il municipio romano di Trebiae.
Da questa località, poco a valle della onnipresente Flaminia, si possono raggiungere alcune tra le più belle città dell’Umbria: Spoleto ricca d’arte e orgogliosa del suo Festival; Foligno dai cento palazzi… signora degli anelli grazie alla Giostra della Quintana; Spello, la Splendidissima Colonia Julia, su una delle cui torri svetta incredibile e regale un ulivo, quasi a marcarne la vocazione. Magari lasciando la via del progresso per incamminarsi lungo l’antico Sentiero degli Olivi, attraverso il paesaggio umbro alla scoperta di un itinerario francescano.
Il pensiero vola allora ad Assisi e a San Francesco che donò tutti i suoi averi per vivere in povertà, silenzio e meditazione.
Salendo fino all’Eremo delle Carceri, tra i boschi del monte Subasio, par di vedere ancora in preghiera il Patrono della nostra Italia e di udire il fruscio delle ali della colomba che porta stretto nel becco un ramoscello d’ulivo come pegno di pace.
Più a nord, caratterizzata dalla cinerina pietra di un Medioevo intatto, si presenta l’incantevole Gubbio dove ottenere la “patente di matto” costituisce un grande privilegio. Così è, strana ed anticonformista, la città del lupo ammansito e dei pesantissimi Ceri portati a spalla in salita fino alla basilica di Sant’Ubaldo. Roba… da matti, appunto. Ma quanto amore per la propria terra e le sue tradizioni in quel pizzico di follia!
Un amore che si percepisce ovunque, fin dal Monte Cucco dove volano le aquile reali, e mentre percorrendo di nuovo la Flaminia si torna al punto di partenza, abbagliati a metà strada dai riflessi d’oro e rubino delle terrecotte di Gualdo Tadino.